PEDAGOGIA - ALTRE PEDAGOGIE DEL PRIMO NOVECENTO

ALTRE PEDAGOGIE DEL PRIMO NOVECENTO

 


LE SCUOLE ANTIAUTORITARIE: 

- Grazie agli studi di Freud, nei primi decenni del Novecento, in Europa si sviluppa una grande fiducia nella PSICOANALISI ai fini EDUCATIVI

- Si fece strada l'idea che l'unico modo per preservare Il bambino dal rischio della nevrosi o della psicosi fosse una pedagogia non REPRESSIVA

- Scuole libertarie: incentrate sulla convinzione che quanto per l'individuo nell'infanzia è libero di manifestarsi nella socialità senza vincoli o pudori, tanto e più sarà felice nell'età adulta 

- Nel 1919 BERNFELD fondò a Vienna l'istituto Baumgarten, le cui linee pedagogiche di base erano il libero sviluppo del fanciullo con l'eliminazione di ogni tipo di coercizione e di autoritarismo. Su analoghi principi educativi non repressivi vennero istituite negli anni seguenti altre scuole. 


LE CARATTERISTICHE DELLE SCUOLE ANTIAUTORITARIE:

Queste esperienze trassero dalla psicoanalisi i propri elementi caratterizzanti.

- LIBERTÁ come introduzione all'autogoverno personale (la frustrazione pulsionale andrebbe limitata al minimo richiesto dalle regole sociali). 

- Rapporti educativi assegnati dall'importanza attribuita alla dimensione AFFETTIVA.

- Scomparsa di PUNIZIONI e regole imperative. 

Esse ebbero tuttavia un'esistenza piuttosto breve.

→ Viste come PROTESTA e DENUNCIA delle prassi autoritarie scolastiche del tempo. 


PRATICA PSICOANALITICA AL SERVIZIO DELLA PRIMA INFANZIA

- Più significativi furono gli apporti della cultura psicoanalitica nel campo della conoscenza e dell'Educazione della prima infanzia, vista come la necessaria premessa per un equilibrato e sano sviluppo fisico e psichico della persona adulta.


- Spitz, Klein, Renè sono associati alle ricerche pedagogiche del periodo della vita infantile.

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Questi studiosi hanno rivelato una situazione di straordinaria delicatezza e complessità, si tratta della comunicazione senza rapporti verbali.

In base alle attuali conoscenze, sappiamo che l'equilibrio della tante dipende da un insieme di prestazioni affettive, abbondanti sul piano quantitativo e gratificanti su quello qualitativo.

È anche stato rilevato che la mancanza di queste prestazioni può produrre gravi danni, nella vita psichica del futuro adulto.

Il bambino ha bisogno di punti di riferimento, una persona fidata con la quale stabilire una relazione duratura, bisogno al quale non sfugge nemmeno la persona adulta.

Secondo queste idee, (integrano e modificano l'analisi freudiana) la questione più importante per l'individuo non sarebbe la gestione delle pulsioni sessuali, ma la SICUREZZA FISICA E PSICHICA.
Queste acquisizioni hanno consentito di migliorare le pratiche educative e familiari e l'organizzazione dei servizi destinati alla prima infanzia (asili nido) , sottraendo le logiche in prevalenza assistenziali.


FORMAZIONE DEGLI EDUCATORI:

Un altro ambito nel quale la psicoanalisi ha fornito importanti indicazioni riguarda le doti di cui dovrebbe essere provvisto l'educatore. 

Doti che deve avere l'educatore:

- Saper stabilire una relazione intersoggettiva proficua e ricca di stimoli e non deve nutrire aspettative eccessive. 


- Nel 1920 ADLER, un allievo di Freud, fondò a Vienna i primi centri psicopedagogici per aiutare insegnanti genitori ad affrontare le difficoltà evolutive dei bambini. 


PROMUOVERE UNA CRESCITA PSICHICA ED EMOTIVA:

- Nei decenni successivi altri studiosi e psicoterapeuti hanno lavorato per modificare i comportamenti di educatori, e per sostituire la figura del genitore e espressione delle autorità con quella dei genitori impegnato a fiancheggiare e sostenere gli sforzi dei propri figli per promuovere la venuta al mondo e la crescita non sono in senso materiale ma anche in senso psichico ed emotivo.

- WINNICOTT ha coniato la suggestiva espressione della ”madre sufficientemente buona”. 

- BETTELHEIM quella del”genitore quasi perfetto”Gordon quella di”genitore efficaci”. 

- ROGERS si è dedicato soprattutto al mondo scolastico, avanzando la proposta del ”docente facilitatore”.


IL FACILITATORE: 

- Predispone all'atmosfera o il clima iniziale favorevole all'apprendimento. 

- Conta sul desiderio di ciascuno di migliorare.  

- Si considera come una risorsa flessibile e utilizzabile del gruppo. 

- È attenta alle manifestazioni che denota sentimenti forti o profondi (vissuti conflittuali o di sofferenza), 

nella sua funzione di facilitatore dell'apprendimento, si sforza di riconoscere accettare i propri limiti.


 PEDAGOGIE DEL DIALOGO DELLA PAROLA

L’IMPORTANZA DELLE RELAZIONI INTERPERSONALI

- L'importanza crescente attribuita nella pedagogia contemporanea alla figura di un adulto capace di sostenere, affiancare e interagire (più che dirigere e ordinare) il soggetto in formazione viene confermata da un altro settore della riflessione educativa e precisamente quello che pone al centro dell'educazione l'interesse vitale primario per la relazione interpersonale. 


- Intorno a questa prospettiva si sono sviluppate nei decenni centrali del secolo scorso le pedagogie del dialogo e della parola. 


- L'educazione alla sua base ha necessità di un'esperienza elementare di relazioni positive, semplici e donative, attraverso le quali chi cresce sperimenta la cura dell'altro e attraverso questa sì inoltre nelle vie del mondo arricchita dall'esperienza di chi è vicino.


MARTIN BUBER: UNA PEDAGOGIA DIALOGICA:

- MARTIN BUBER =  per lui l'uomo si conosce e si realizza solo mediante la relazione. 

- L'accettazione delle alterità dell'alunno costituisce pertanto il capisaldo della concezione pedagogica buberiana: soltanto nella reciprocità del pieno essere tra l'educatore soggetto e informazione si compie una perfetta Intesa. 

- Lo studioso ebraico è critico, sia verso le pedagogie incentrate sulle attività della persona che cresce se nei confronti delle posizioni teoriche e pratiche educative che pongono al centro norme etiche e sociali. Poiché in entrambi i casi manca la relazione in tre.  


ROMANO GUARDIANI:UNA PEDAGOGIA DELL’INCONTRO:

- Per ROMANO GUARDIANI = il principio pedagogico del dialogo non si manifesta nelle modalità dell'incontro. 

- Egli si interroga su identità dell'uomo contemporaneo e sul rischio che questi possa diventare l'artefice della propria autodistruzione anziché della propria felicità.

- Secondo Guardiani, l'essere umano ha infatti dentro di sé la forza per non essere sopraffatto dalla violenza, dagli egoismi, dall'estraneità reciproca, condizione che sappia aprirsi all'incontro e superare la tentazione di pensare come autosufficiente. 

- Con l'espressione INCONTRO il filosofo educatore tedesco intende l'esperienza attraverso la quale la persona esce da se stessa e si misura con le varie manifestazioni della realtà. 

- L’esperienza dell’incontro ha dunque una forte valenza educativa in quanto costituisce la via privilegiata per raggiungere la piena realizzazione di sé.


DON MILANI:LA SCUOLA DEVE ESSERE PER TUTTI:

- Egli interpreta l'esigenza relazionale dei termini della padronanza della parola. 

- L'io e l'altro non esisterebbero senza la mediazione della PAROLA perché è proprio il possesso di quest'ultima che trasforma l'individuo in persona UMANA

- La parola è il segno della POTENZA DI SPIRITO ed è lo STRUMENTO per vincere l'egoismo e la solitudine, e per inserirsi in modo attivo e costruttivo nella realtà sociale. 

- Le iniziative educative promosse Don Milani (in particolare la scuola è aperta nel Piccolo borgo di barbiana di cui esperienze sono alla base del volume lettera ad una professoressa, 1967) rispondono a entrambi i motivi: Esse sono infatti segnate dall'intento:

1. Dare la parola a chi non ce l'ha.  

2. Riscatto decisi popolari (attraverso la piena padronanza della parola). 

Soltanto attraverso una scuola capace di dar la parola a tutti, secondo egli, diventa possibile accettare culturalmente e socialmente i più deboli, per aiutarli ad uscire dalla marginalità e manifestare quindi i loro valori e la loro capacità di interpretare il senso della vita. 


L’EMPATIA COME VIA EDUCATIVA:

- Stein propone in chiave filosofica la forza pedagogica dell'EMPATIA che verrà poi indagata da Rogers dal punto di vista psicologico. 

EMPATIA =  via educativa privilegiata per la conoscenza e per la realizzazione di sé. Deve esserci tra docente e allievo. 


UNA PROPOSTA EDUCATIVA LIBERA:

Nella pedagogia del novecento, le pedagogia del dialogo e della parola si presentano con una loro peculiarità, sostituendosi tra due differenti proposte:

- Da un lato le pedagogie incentrate sul primato della cultura e dei valori oggettivi. 

- Dall'altro le teorie e puerocentriche. 


Chi propone un'educazione ancorata ai principi delle autorità del maestro della cultura, non comprende il bisogno della libertà e della spontaneità. 

Ma chi si affida sola a queste ultime adottando le quali criterio educativo assoluto rischia di finire nel libertarismo e cioè nell'atteggiamento di chi enfatizza la libertà individuale, sottovalutando i vincoli posti dalla realtà. 

È importante quindi costruire piuttosto una PARTECIPAZIONE personale. Il volere di confrontarsi con i valori autentici proposti, non imposti, dal maestro. 

L'educatore che impone, divide l'animo dell'allievo da una parte che obbedisce e dall'altra che si ribella. 

Il giocatore dialogico invece accetta l'allievo così com'è e con lui intraprende un cammino. 

L'esperienza dell'incontro e della relazione farà in modo che il rapporto tra chi educa e chi viene educato non degeneri nella lotta tra le due volontà.


DIALOGO EDUCATIVO E PRATICA DELL’AVER CURA:

- Aver cura significa agire attivamente verso una persona, più ampiamente verso un contesto, la situazione, una realtà nella quale non si accetta una funzione passiva o di meno adattamento. 

- Quando si parla di prendersi cura ci si riferisce alle svariate pratiche mediante cui si stabiliscono relazioni significative con gli altri punto la tensione costituisce primo concreto gesto di cura, la disposizione principale dalla quale si gli partono gli altri atti della cura come l'ascolto, la gettazione, disponibilità e nelle reciprocità. 

IN PEDAGOGIA = l'empatia e la centralità della formazione dell'educatore e della sua capacità di autocontrollo di riflessione su se stesso (per avere quella degli altri, occorre prima prendersi cura di se stessi).

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